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Il topinambur (Heliantus tuberosus Linnee) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteracee, originaria del Nord America e introdotta in Europa a partire dal XVII secolo, dove cominciò a crescere in modo spontaneo, quasi infestante. Nel nostro paese è presente da centinaia di anni in quasi tutte le regioni da nord a sud. È infatti una pianta caratterizzata da una buona tolleranza nei confronti delle differenti condizioni climatiche: sopporta bene il freddo, la siccità e non necessita di suoli particolarmente ricchi.
Questo “girasole selvaggio” (come viene spesso chiamato per il suo aspetto molto simile ai comunissimi girasoli, con i quali condivide appunto la famiglia botanica) sviluppa degli stoloni sotterranei formanti un tubero che ricorda quello delle patate. Il colore di questo tubero vira dal marrone chiaro al bianco, dal rosso al viola. Anche chiamata “carciofo di Gerusalemme”, ha proprietà curative esaltate e riconosciute da secoli: secondo le tradizioni popolari, le foglie della pianta erano utili, ad esempio, in caso di dolori articolari e fratture ossee. Fu subito impiegato anche in cucina, in abbinamento a patate o carciofi (il suo gusto infatti ricorda un mix dei due), aggiunto a creme di verdure e zuppe, per aumentarne il potere saziante e nutritivo. Viene inoltre annoverato già dal 1800 fra gli ingredienti di base per la preparazione della bagna càuda, tipica specialità gastronomica piemontese.
Ma perché parlare di topinambur ai giorni nostri?
Perché è uno di quei vegetali ancora un po’ troppo “snobbati”, forse per l’aspetto poco invitante, forse perché bloccati dal pregiudizio degli spiacevoli “effetti collaterali” che può causare (flatulenza, pancia gonfia). In realtà, se assunto nelle giuste dosi, questo fantastico tubero risulta un ottimo alleato per la depurazione epatica e per il benessere e la pulizia intestinale.
Composto dal 75% d’acqua, 3% di proteine, 15 % di carboidrati, più ricco in potassio delle banane, con un buon apporto di vitamina C e A, viene soprattutto preso in considerazione per il rilevante contenuto di inulina. Questo polisaccaride, che funge da materia di riserva per il mondo vegetale, per l’uomo è un vero e proprio prebiotico naturale: come tale, nutre la nostra flora batterica, stimolando in particolare la crescita dei Bifidobacterium a scapito dei ceppi patogeni. L’inulina, agendo come fibra solubile, aiuta a mantenere controllato l’assetto lipidico (colesterolo e trigliceridi) ed è utilissima nella regolazione dei livelli di glucosio: recenti studi hanno confermato che la sua integrazione risulta d’aiuto nei pazienti con predisposizione al diabete. Valutato il suo basso indice glicemico, il topinambur può assolutamente essere integrato nel piano alimentare di un soggetto ipersensibile agli zuccheri.
Presente nei campi da ottobre a marzo circa, semplice da pulire (spazzolatelo bene sotto l’acqua corrente),
non ci sono scuse per non approfittare di questo super-salutare e gustoso dono che l’autunno ci offre, utilizzandolo come condimento per pasta e risotti, come contorno nei secondi piatti in semplici chips al forno o spadellato con aglio e prezzemolo, ma anche crudo con olio limone, un pizzico di sale e pepe!
E buon appetito!
Elena Agnoletto
Terapeuta e naturopata
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